I successi dei Via Verdi

Qual'è la Vostra canzone preferita dei Via Verdi?

I mitici Via Verdi

I mitici Via Verdi

domenica 5 settembre 2010

Intervista a Marco Grati...


Per prima cosa un grandissimo ringraziamento a Marco per aver gentilmente deciso di rispondere alle mie domande.

Davide: Caro Marco, quanta importanza ha ricoperto la musica nella tua vita?

MG: Sin da piccolo la musica ha portato dentro di me l'anima, il suono, il rumore, il respiro e l'alito, anche se a volte molto cattivo, del mondo. Mi ha "comunicato" le vite, gli stati d'animo, le sensazioni ed i sentimenti di gente lontana, diversa e con storie diverse, mai vista, che mai avrei veduto e vedrò, molta della quale ancora oggi vive nel profondo del mio cuore e nei ricordi del mondo dell'immaginazione. La musica è stata, “è” e sarà sempre la mia vita, un altro mio modo di parlare e quindi un ulteriore modo di "dare", ma non nel senso univoco del "donare", anche se in qualche occasione è avvenuto, e di questo sono molto felice.

Davide: Che genere di musica ascoltavi e le tue passioni da adolescente quali erano?

MG: Le mie passioni erano abbastanza variegate. La chitarra e la musica, la musica e la chitarra, la chitarra, la musica. Per generazione provengo da tutta la cultura rock anni '70, e soprattutto dal "Rock Progressivo" dei Genesis di Peter Gabriel, Pink Floyd, King Krimson, Yes, Gentle Giant, gli italiani Banco del Mutuo Soccorso ed altri. Un genere, soprattutto quello dei Genesis e Yes, che ha costituito una corrente musicale ben definita denominata allora "Romantic". Andava oltre la "psichedelia" dei Pink Floyd per approdare in un mondo se possibile, ancora più intimo di comunicazione, fatto di colori ad un primo approccio delicati e tenui, per poi aprire dentro di te con tutta la forza del rock, della fantasia, delle storie raccontate attorno al fuoco, di saghe lontane, del sogno, dei ricordi di mondi e storie mai vissute ma da quel momento assolutamente tue. Negli anni '80 questo genere musicale è poi sfociato in una nuova corrente musicale e di pensiero che è il "New Romantic", evoluzione della "New Wave", e che si è distinta per gruppi come Duran Duran, Freur, Roxy Music, etc., corrente della quale sia io che Glauco abbiamo fatto parte ed alla quale ancora oggi apparteniamo. Comunque, cultura Middle Europea e mai o molto raramente, scelte politiche a parte, americana.

Davide: Ottimo chitarrista...Marco comè nata la tua passione per questo strumento?

MG: L'amore per questo strumento è nato da bambino e per caso. Provengo da una famiglia e da un quartiere all'epoca molto poveri. Abitavamo in una casa senza riscaldamento e d'inverno mio padre si alzava dal letto e veniva a "massaggiare forte" le coperte mie e del mio fratellino più piccolo a modo di riscaldarci per un pò. Sotto la nostra abitazione c'era una falegnameria della quale, io bambino, tormentavo quotidianamente gli operai perchè mi facessero una spada. Non ne potevano più ma effettivamente mi avevano “adottato” e, pazientemente, sempre accontentato e viziato. Ero diventato la loro mascotte. Contemporaneamente, alla tele vedevo I Rocks, Vnillas Fudge, Afrodite Childs, Equipe 84, dei quali ero profondamente innamorato del suono ed affascinato della forma a freccia delle loro chitarre. Così, tanto oramai era casa mia, con la sfacciataggine dei bambini andavo ad elemosinare un pezzo di scarto di compensato, nel quale disegnavo e poi ritagliavo queste chitarre, corde comprese. Quando erano finite, visto che era tutto disegnato, le imbracciavo e facevo finta di suonarle, così, con la bocca... "Blen, Blen, Blen...". Ad un certo punto questa falegnameria ha cominciato a fabbricare chitarre elettriche ed io, essendo sempre lì, sono impazzito. Le facevano anche piccole da 3/4 per i bambini e sono state le prime "corde" che ho toccato.. Costavano poco ma non ne ho potuta avere mai nemmeno una. Ogni volta che ne facevano una nuova ero il primo ad essere chiamato. Se mi concentro riesco a sentire ancora oggi l'odore dolciastro delle colle e delle vernici. Poi mio padre ha fatto fortuna ed abbiamo cambiato vita, ma io, a differenza sua, non mi sono mai voluto dimenticare…

Davide: A differenza delle tastiere che hanno avuto una costante evoluzione nella progettazione e nella costruzione, la chitarra elettrica è rimasto uno strumento pressoché uguale ai modelli che si sono imposti alla fine degli anni '60. Le chitarre di allora sono le stesse vendute ancora oggi, ciò che invece è cambiato in maniera radicale nel corso degli anni si riferisce alla tecnica d'esecuzione grazie alla popolarità di alcuni grandi chitarristi che hanno rivoluzionato la tecnica esecutiva sulla sei corde. Sei daccordo?

MG: E' vero. Considera che gli anni '80, sono stai anni di apoteosi delle tastiere mentre le chitarre sono state in linea di massima relegate ad un ruolo secondario se non marginale. Fortuna gruppi come i Roxy Music con il grande Phil Mazanera (credo si scriva così), Police, e King Krimson che con l'album "Discipline" dell'80 hanno acceso un grosso "faro" per tutti noi chitarristi, o comunque per me. Oggi assistiamo ad una grande evoluzione dello strumento, evoluzione che però ha riguardato purtroppo e quasi come regola, a parte rari casi di grandissimi artisti, solamente il lato tecnico in un senso secondo me troppo stretto, dove l'unico problema sembra essere la velocità di eseguzione. Ovviamente la cosiddetta "velocità" è un lato assolutamente importante ed è data da anni di sacrifici ed esercizi, ma ritengo il fattore più importante di tutti "l'espressione" sullo strumento, qualsiasi esso sia, e quindi dell'esecuzione che è la capacità dell'artista, di qualsiasi disciplina, di "comunicare"... emozioni in primis. Questa è la differenza che c'è tra Uto Ughi ed un violinista di fila; tra i disegni di Michelangelo e quelli del più bravo e pagato degli ingegneri del mondo. Non a caso mi capita di avere come allievi giovani chitarristi metal i quali arrivano con tecniche da paura ma che vengono da me a perfezionare "tocco e bandig". Quello che spiego loro è che il chitarrista di oggi è come il "pistolero più veloce del West"... "Ce n'è sempre uno più veloce". ...E quello, con tutto rispetto, è il circo! ...Che devono esprimere quello che hanno dentro, nel profondo, ed emozionare. Lasciarsi andare!... E lasciarsi andare fa a cazzotti con l'essere costretti ad essere troppo vigili. Non devi dimostrare; devi dare!!! Se riesci a far uscire quello che hai nell'anima dopo un pò avrai un tuo modo di suonare come hai un tuo modo di pensare, di amare e di sentire. Sarai unico.

Davide: Cosa pensi dei chitarristi del nuovo rock progressivo italiano?

MG: Sono sincero! L'ultimo contatto che ho avuto con il metal in tutte le sue varianti è stato quattro o cinque anni fa quando ho avuto l'onore di essere scelto come direttore artistico, autore e aiuto regista di un programma televisivo che si chiamava "Livin' Live" dove promuovevamo giovani gruppi emergenti italiani ed europei (soprattutto inglesi) ed andato in onda per circa un anno e mezzo su SKY ed èTV. Tramite questo ho avuto anche l'opportunità di organizzare due grandi eventi live che hanno compreso una ventina di questi gruppi e quindi di stare a diretto contatto con loro. Devo dire che il linea di massima il mio giudizio rispecchia quanto detto sopra ma in almeno quattro casi, due italiani e due inglesi, sono rimasto veramente affascinato.

Davide: C'è oggi qualche artista o band che segui con interesse in campo
musicale?

MG: Qualche anno fa ho avuto una forte sbandata per i "Korn".

Davide: Cosa significa aver affrontato il mondo della pop music, la Tv e tutto il resto?

MG: Aver avuto una grandissima possibilità che purtroppo per il comportamento infantile di qualcuno è andata per fortuna solo in parte perduta, ma che comunque ha costato al sottoscritto ed al Sor Glauco ulteriori ma per fortuna piacevoli anni di immensi sacrifici... oltre che qualche dollaro.

Davide: Ci riveli qualche aneddoto intorno a "Diamond"?

MG: Come sai veniamo tutti dalla provincia e questa improvvisa popolarità ci ha molto spaventato e disorientato. Non sapevamo nulla. La prima uscita “de visu” con Diamond è stata al Palasport di Pistoia non so più per quale programma televisivo. Credo di Rai 2. Era zeppo di gente con maglie e striscioni inneggianti a noi ed eravamo terrorizzati. Per me poi, allora timidissimo, l'impatto con il play back mi aveva mandato in paranoia. Un conto è suonare... Ti muovi! Un'altro è "muoversi" facendo finta di suonare. Non sapevo come fare. Allora, mentre stavo lì e non vedevo l'ora che finisse, mi è venuto in mente il mio idolo David Gilmour dei Pink Floyd, e così ho cominciato ad imitarlo. C'erano tanti giornalisti e mentre stavamo uscendo uno di questi (credo del giornale "Musica è") mi ha urlato: "Bravooo!!!... Parevi Gilmooour!!!..."

Davide: I Via Verdi erano molto popolari negli anni 80...Ci racconti com'èra il mondo discografico di quel periodo, e di come siete stati trattati?

MG: Era un manicomio! Ma devo dire che tutto sommato, data la popolarità raggiunta, il gioco è valso assolutamente la candela. Tant’è che tutti quelli che parlano male di noi o di quel periodo, sono poi i primi a rispondere ai blog e a presentarsi come protagonisti assoluti e primari o in qualche modo a fare proprio lo spazio ed il nome Via Verdi. La fiera delle piagnone. Ma è una tecnica antica come l'uomo. Ci sono anche io ma parlo male di te così sono meglio di te. Non ho mai sopportato chi fugge. E' un comportamento da vigliacchi e quella è e rimane una teoria da sfigati. Se hai un problema non scappare ma affrontalo e risolvilo!

Davide: Perchè nel 1988 tutto si è bloccato? Dopo tanti successi come "Diamond", "Sometimes", "You and me", "Trailer", cosa effettivamente è successo?

MG: A noi è andata molto bene, ma il nostro successo ha coinciso con un grande cambiamento epocale. L'avvento del personal computer, l’avvento di internet ai primordi, e quindi l'inizio della fine delle case discografiche. I fatti si riferiscono all'89. A parte screzi personali, tecnicamente parlando, e qui do atto al grande lavoro di Glauco ed in secundis anche a quello di Armando, in Italia eravamo anni luce avanti a tutti gli altri. Una specie di Pink Floyd ma molto più poveri. Mi ricordo benissimo quando la giapponese AKAY, tramite l'importatore, ci faceva testare le ultime macchine appena uscite sul mercato. Anche io, primo in Italia, ho avuto l'occasione di testare e di fare una dimostrazione dello "Shadow", il primo microfono per chitarra "Midi". Con esso, tramite la chitarra, era possibile suonare e pilotare le tastiere collegate ad esso via Midi. Questa tecnologia aveva ovviamente un costo anche di studio, in quanto anche questi dovevano per forza essere all'altezza e i migliori. Pena: vanificare tanto lavoro! Tutto bene fino al contratto con la Ricordi con la quale è uscito "Love is a dream". Tutto bene fino a quando sono accaduti due fatti:
1- La crisi della casa discografica
2- Il conseguente cambiamento dei quadri dirigenti della stessa.
Le vendite dei dischi stavano già paurosamente calando e quell'anno gli 8 artisti che la Ricordi presentò a San Remo andarono malissimo. Questo provocò l'immediato cambiamento di tutto il quadro dirigente dell'azienda e tra i rimossi ci fu anche il nostro direttore artistico oltre che una drastica riduzione dei budget già accordati. Siccome noi come società anticipavamo buona parte delle spese, spese che sarebbero poi rientrate tramite budget, ci siamo trovati nell'incertezza più totale. Questo, unito al dato di fatto che Love is a dream, nonostante le 10.000 copie vendute in 5 giorni e nonostante le migliaia di richieste, è stato immediatamente ed inspiegabilmente tolto dal mercato (ma io oggi lo so il perchè! Poi magari te lo spiego), ci ha molto spaventato. Unisci a questo che come noi sono rimasti fregati anche i "Tazenda"; che in contemporanea è uscito Jovanotti con un disco fatto in casa e a costo zero rendendo così la nostra grande tecnologia obsoleta e troppo costosa; che quando siamo tornati a casa alla fine dell'89 abbiamo trovato il nostro studio distrutto e ripulito di tutto da ladri figli di puttana, è stato così che dopo l'ultimo concerto fatto a Roma il 19 di settembre 89 davanti a 7.000 persone (Prince interruppe il tour perchè le sue 5.000 erano poche), abbiamo dovuto, oramai schifiti da tante angherie subite, tanti comportamenti di quelli che consideravamo oltre che colleghi "amici" ma che poi si sono rivelati quello che in realtà erano e probabilmente sono, stanchi di tutto e di tutti, senza più energie per poter ancora una volta ricominciare tutto da capo, abbiamo chiuso i battenti.

Davide: Che rapporto avevi con Claudio Cecchetto? E davvero la politica influenza scelte artistiche e musicali?

MG: Claudio è Giano bifronte. Un simpatico ragazzo, un grande talent scout, un grande imprenditore, ma appena uscito dal Manicomio Comunale. Per quanto riguarda la politica: si! Qualche volta succede. Vedi i grandi Nomadi che sono stati e sono i protagonisti a senso unico di tutte le feste dell'Unità ed eredi. Ma forse in passato succedeva di più.

Davide: Hai un fatto curioso da raccontarci, relativamente al vostro periodo d’oro (anni ’80)? Cosa ricordi di quegli anni? Un episodio in particolare?

MG: Gli avvenimenti sono tanti ma credo di aver già risposto.

Davide: Traccia un giudizio circa il panorama musicale nazio ed internazionale, ad oggi…

MG: Sembra un affannosa e strenua ricerca a senso unico di grandi talenti del canto. Il problema è che quando li trovano non hanno nulla da cantare perchè non cercano più i talenti delle idee ed i creativi. Girano sempre quelli, e non propongono più nulla. Come se il pubblico fosse formato da una masnada di imbecilli che non devono rompere i coglioni e basta. Cantano - cantano ma non ti ricordi una canzone. Difatti, spesso e volentieri li senti cimentarsi in brani del passato.La trasmissione Jerry Scotti ed omologhe, i vari San Remo ed omologhi credo confermino abbastanza questa mia riflessione.

Davide: I Via Verdi esistono ancora! Parlaci del vostro ultimo lavoro, eventualmente in programmazione…

MG: Il fatto che un componente decida che è meglio andare in vacanza o che un altro decida di fare il giro del mondo in 80 giorni, se non viene meno l'anima creatrice di cui sopra, nel nostro caso il binomio purtroppo per alcuni "artistico" della band, non fa morire un modo ed un mondo. Se cambi moglie non è che sei più bello o più brutto, e soprattutto non è che non sei più Davide Curci con tutti gli annessi e connessi.
Quindi: "Per dindirindina!!! Cerrrrrrto che i Via Verdi ci sono! Eccome!!!
Scherzi a parte (non scherzo affatto!) è ovvio che cambiamo anche noi con il cambiamento del mondo e delle cose e soprattutto... del mercato. Non crediamo più nel mercato discografico perchè internet fa quello che deve fare e fa bene a farlo. Per noi "il nuovo disco" è un gadget lievemente superiore al "cappellino" o alla "spilletta"; un modo per arrivare alla gente e portare loro la tua arte. E a pagamento o meno, in qualsiasi modo sia, è ok così. Quello che per noi conta più di tutto oggi, senza rinnegare o denigrare il passato come fa qualcuno che poi in questo modo rinnega e denigra anche se stesso e la sua vita passata, è il contatto diretto con la gente che nel nostro caso, ringraziando il Signore, è tanta, e quindi i nostri "Live". Tutto è concentrato e finalizzato a quanto possiamo dare al nostro pubblico che in ogni parte d'Italia ci accoglie sempre con entusiasmo e tantissimo amore. Questo ha condizionato la scelta di registrare questo album dal vivo ed è così che lo troverete su internet. Per quelli che vorranno il supporto tradizionale basta che ce lo facciano sapere o che ce lo chiedano durante i concerti. Quello che probabilmente invece faremo in senso "discografico" è una pubblicazione in vinile per grandi amatori tramite una casa discografica olandese.

Davide: La popolarità è un vantaggio oppure uno svantaggio?

MG: Tutti e due. Nei momenti nei quali non c’è più vita privata e rema contro la tua famiglia è uno svantaggio.

Davide: Ad oggi, intravedi dei nuovi Via Verdi in circolazione?

MG: Ho già risposto.

Davide: In che rapporti sei con i vecchi Via Verdi?

MG: Bene con tutti meno uno. Li per li ci sono stato male perché non me l’aspettavo e l’ho sempre considerato, come mi ha fatto sempre credere, che fosse un grandissimo amico. Oggi posso tranquillamente dire con un vago e sempre più latente rammarico che non me ne frega più un sonoro… niente. Gli ho dedicato anche troppo tempo. Quindi: tanti auguri, tanta fortuna, e avanti tutta!!!

Davide: Caro Marco, ultima domanda... A mente fredda e dopo tanti anni, cosa rifaresti e cosa non rifaresti di questo percorso di vita che tanto ti ha dato, ma altrettanto ti ha tolto?

MG: In linea di massima rifarei tutto quello che ho fatto, ma riporrei la mia più grande attenzione alla famiglia e a chi effettivamente “merita” senza fare sconti a nessuno, che è poi quello che sto facendo oramai da molto tempo. La teoria di “Mamma Chioccia” a me non porta bene e con alcuni/e l’affetto, l’esempio personale, tutto l’amore del mondo è solo guai e tempo perso.

Grazie Marco!

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