I successi dei Via Verdi

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I mitici Via Verdi

I mitici Via Verdi

lunedì 24 febbraio 2014

Un caffè virtuale con Marco, scambiando quattro chiacchiere!

Davide: Caro Marco, a distanza di quasi quattro anni, ci ritroviamo ancora insieme su questo blog per commentare questa Vostra nuova avventura del mondo della discografia mondiale! Sono cambiate tante cose e avvicendamenti nella formazione, inoltre è prevista l'uscita di un nuovo disco promosso dalla Pirames International...parlaci un pò di tutto questo!

Marco: La formazione è la stessa meno che il batterista. Oggi è con noi il figlio di Glauco nonché mio nipote, Simone, che in qualche modo, nonostante la giovane età, 23 anni, data probabilmente la grande bravura ed esperienza che ha accumulato in anni di concerti e studio, unite sia al fatto che è figlio d’arte e ha sempre respirato la nostra aria da quando è nato, sia al fatto che ha sempre sentito una forte attrazione come è giusto per i Via Verdi in quanto praticamente nati assieme e cresciuti come due più o meno coetanei, dicevo, in qualche modo è riuscito a fare la quadratura del cerchio completando finalmente il sound che abbiamo sempre cercato. Eppure devo sottolineare che come band abbiamo avuto la fortuna e l’onore di avere con noi grandissimi batteristi come ad esempio Massimo Marchione, Mauro Pedini, Marco Fabbri, e non ultimo il grande amico Primiano Pavani, e tanti altri amici, ma è la prima volta che io e Glauco ci siamo guardati e non abbiamo di fatto più pensato a cosa stesse facendo quel batterista con la sua batteria. Un giovane “grande”. Cosa dire di Luca. Luca è un uomo eccezionale molto più di quanto lui stesso sa. E’ una persona umile con una volontà di ferro che nutre un amore sfrenato e incontenibile per la musica ed in particolar modo per la nostra, nel senso di “comune”. Vive per i Via Verdi. Tu pensa che io e Glauco lo abbiamo scoperto oramai una decina di anni fa in un localino dove fino a mezzora prima si era esibito un nostro amico con la sua band di tributi ai Deep Purple. Mentre stavamo bevendo una birra abbiamo sentito riprendere a suonare qualcosa dei Led Zeppelin, ci siamo girati perché oramai era tutto finito e non capivamo chi stesse suonando. Sul palco c’era lui che cantava da Dio e abbiamo chiesto chi fosse ma niente. E’ stato lo stesso nostro amico che ci ha detto di Luca, che aveva suonato con lui ma poi aveva lasciato alla nascita della figlia, e che quindi da quel momento aveva smesso. Non so perché, ma dopo l’uscita di scena dai Via Verdi del precedente cantante (Aurelio Scalabroni) mi è venuto in mente lui e praticamente lo abbiamo tirato giù dal divano di casa e l’abbiamo messo li davanti. Io e Glauco abbiamo lavorato tantissimo con lui per togliergli difetti ed atteggiamenti vocali tipici di chi non lo ha mai fatto professionalmente. Ha lavorato come un pazzo e dopo alcuni anni, finalmente abbiamo tutti, ma lui per primo, avuto quello che volevamo. Ed eccolo qua. Ha un estensione di voce pazzesca e riesce a fare tutto quello che prima, per quanto bravissimo, con Remo non avremmo potuto nemmeno pensare di fare. Ed il suo timbro vocale, ha una “pasta” tutta sua nella tipologia, forse, per lo meno a me un po lo ricorda, di Tony Hadley degli Spandau Ballet, unito a quel tanto di “gola” tutta italiana che non guasta e la rende assolutamente unica. Di Remo è stato detto da tanti della somiglianza a Phil Collins della sua timbrica, di Luca non si può dire nulla. Assomiglia a Luca. Per quanto riguarda queste nuove produzioni Via Verdi, si perché il 5 febbraio sono uscite non uno ma due singoli che sono “Losing you” che è accompagnato da un video che ho realizzato e del quale ho la sceneggiatura assieme a mia moglie Antonella (Veroli) oltre che la regia, ed il medley “Back to the golden age – In the air tonight – Relax”, entrambi creature mie e di Glauco, sono diciamo l’avanguardia di tutto quello che verrà dopo e cioè l’uscita in primavera di un altro od altri due singoli più, in seguito l’album, oppure l’ulteriore uscita di una remix probabilmente di "Diamond" o "Trailer" per l’estate, un ulteriore altro singolo per l’autunno seguito dall’album per Natale. Tutto questo in base alla longevità o meno dei brani già pubblicati e per politiche aziendali concordate tra noi, lo Zio Fausto che è il nostro manager, e la nostra etichetta di distribuzione che è la Pirames International. Sarete i primi a saperlo. Comunque abbiamo tanto materiale per almeno tre nuovi album.

Davide: Il quarto (della storia) e nuovo videoclip si chiama “Losing You”, dove ti cimenti anche alla regia! Dov’è stato girato e cosa vuole comunicare?

Marco: Ero e sono stanco di vedere tutti questi video iper-perfetti fatti con lo "stampino" con tutti che corrono da tutte le parti non si sa perché e ne per dove. La scelta quindi di girarlo non in "Full HD" ma solo in "HD" è l'estrema volontà di renderlo in un certo senso più sporco e quindi, possibilmente, forse un po più umano. Questo video, oltre che la storia inerente al testo del brano "Losing You", nasce anche con l'esigenza di, in qualche modo, "coprire" una nostra assenza "fisica" nel tempo, che è stata risolta con l'idea di questo "corto". Quindi i Via Verdi vivono solo in un libretto trovato per caso da una bambina, e mentre lo sfoglia e guarda tutti i disegni in esso riportati, si trova catapultata nella sua stessa storia, un "dejavù" al futuro, che la vede protagonista di un brutto sogno, che come tutti i brutti sogni dei bambini è popolato di figure mostruose e che incutono timore. Il "libretto" non è altro che lo "story board" che ho disegnato.E' stato girato ad Ancona alla spiaggia del Passetto in un posto che spesso è coperto dal mare.

Davide: Marco, sono previste eventuali tournèe e tappe italiane?

Marco: Certo. E’ lo scopo di tutto questo casino. Se non suoni come musicista servi a poco. Scherzi a parte suoneremo in giro certamente come d'altronde durante questi anni abbiamo sempre fatto. Solo che con questi lavori editi e pubblicati ne dovremmo fare di più. Sappiamo che quest’anno sarà in salita perché dobbiamo riconquistare ciò che negli anni è andato un po’ disperso, ma allo stesso tempo, per quello che per lo meno si sente per radio, dare di nuovo ai nostri fans, la bellezza, la soddisfazione, le forti sensazioni che solo una band, nella sua omogeneità può dare. Come sono solito dire, cinque bravi musicisti non fanno una band. Significa che in Italia ci sono dei meravigliosi musicisti, singoli grandi musicisti che accompagnano grandissimi artisti come ad esempio Vasco o Ligabue, ma che cantano la loro musica d’autore non da band. Noi non siamo nessuno ma i Genesis erano una band; i Pink Floid; i Cold Play sono una band. In Italia non esistono. In Italia c’è un cantante e qualcuno non bene identificato che più o meno gli strimpella dietro. C’è il cantante che si può permettere di gorgheggiare anche in maniera il più delle volte talmente esagerata che capita sia addirittura fastidioso. Ma gli altri membri non sono niente e, volontà loro o no, perché non suonano non si sa o se suonano lo fanno comunque al minimo sindacale addirittura negandosi. Cosa stiano a fare li nessuno lo sa, forse per farsi vedere e basta. Ma allora tutti quei giovani musicisti di talento che fine fanno? Che futuro hanno?

Davide: Siete stati sotto contratto discografico con WEA e RICORDI in passato, come vi trovate con la PIRAMES?

Marco: E’ una bellissima sensazione perché sinceramente, la major è vero che ti tutela e si occupa di tutto ma è anche vero che sei “dentro” e se questo “dentro” è tra tanti artisti è facile che possa succedere che in un attimo sei tutto e quello dopo niente. Con la Pirames questo è impossibile che avvenga. Se vuoi una cosa ti metti in riga e lavori. La Pirames non è posto per cicale. E questo ai miei occhi è amore puro.

Davide: Una mia curiosità riguardo ad un successo del 1987, “Sometimes”…come hai inventato il geniale giro di chitarra? Mi ricorda vagamente “Peter Gunn” di Duane Eddy!

Marco: Mah... Che ti debbo dire? E’ passato un po’ di tempo ma mi ricordo che ha stupito anche me e di aver pensato che quel “giro” sarebbe piaciuto molto al caro estinto Claudio Cecchetto e così l’ho lasciato. Non ne ero convintissimo ma avevo pensato giusto. Oggi non lo rifarei. Ho fatto l’errore una volta di suonare, anche se non proprio per compiacere, ma lasciando quel qualcosa in più per far si che qualcuno in particolare se ne potesse compiacere. Ero molto giovane ed inesperto. Oggi non sono ne l’uno ne l’altro. Oggi se non piace a me e Glauco, non passa niente. Non si aspetta il beneplacito di nessuno se non il nostro pubblico. Come deve essere. Per questo siamo ancora qui.

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